App per spiare, per il meteo, per fare ginnastica e l’app che ricorda di scaricare la nuova app

Ci sono migliaia, forse milioni ormai, di programmini per cellulari che svolgono funzioni specifiche, si passa dall’applicazione che ti informa sulle fasi lunari, a quella che ti dice che nel Nebraska adesso sono le 3 del pomeriggio. Tutte app che vengono sviluppate e rilasciate per assolvere normalmente ad una sola funzione. Spesso poi questa funzione risulta essere perfettamente inutile all’utente che l’ha scaricata.

…Devo trovare immediatamente un bar, ma andrà bene anche una fontanella, la mia app mi ha appena ricordato che devo bere!
Un’applicazione (ma è sempre meglio definirla App, perché è più fiko) che ci ricorda che il nostro organismo deve assumere liquidi. Si, proprio così, è facile, basta indicare l’età, il peso, l’attività fisica che si svolge, insomma quelle cose lì… E lei, l’app ti da’ un segnale al momento che devi bere.

La mia app, dice quello, mi segna quanti passi ho fatto durante la giornata… Una notiziona di importanza vitale direi, risponde ironicamente quell’altro, che si reca in ufficio in macchina, mangia in mensa e sta seduto tutto il giorno, poi torna a casa in auto e dopo cena si sdraia sul divano.

Io ne ho vista una sul telefono di un mio amico che ti indica la farmacia più vicina dovunque ti trovi. Bella! Ma se non stai male e non devi prendere fermaci, a che cazzo serve? Vabbeh, metti che una sera vuoi andare a puttane… dovrai pur trovare un preservativo no? Già, app utile!

Aspetta, aspetta, ho appena scaricato un’app che mi avvisa se ci sono aggiornamenti per le app che ho istallate sul telefono.

Eh capirai… Io ne ho scaricata una proprio indispensabile, fa il conteggio delle telefonate in entrata e in uscita nel corso della giornata e mi dice quanti minuti ho passato in conversazione.
Praticamente un regalo per l’umanità, mavvaff…

Allora adesso vi faccio cagare sotto dall’invidia, ho trovato un’app su un sito australiano, che permette di sapere di che prodotto si tratta se fotografi il codice a barre.
Praticamente tu fai la foto al codice a barre di una confezione di latte e l’app ti dice che è latte, è così?
Yesss…
Ma è un’app di merda, a che serve?
Ma scusa, metti che sei all’estero e non conosci la lingua, vuoi del latte e sulla confezione c’è scritto: milk, che cazzo ne sai che vuol dire milk… Chiaro adesso?
Ah beh allora è un figata hahahahaha.

Molte app che scarichiamo sono quasi del tutto inutili, oppure presentano caratteristiche che raramente si addicono allo stile di vita che conduciamo. Però certe applicazioni per smatphone o IPhone, sono talmente accattivanti che proprio non riusciamo ad esimerci dal ficcarle nella memoria del nostro telefonino.
Ovviamente ne esistono di veramente valide e utili, ma nel mare magnum delle possibilità divengono una rarità e identificarle è come cercare un ago in un pagliaio.

Ci sono temi che apparentemente non sono connessi alla Politica, seppure sia proprio questa, che sovrintende a praticamente tutte le attività umane, in special modo a quelle con risvolti economici. Non sono certamente esclusi da questo contesto, i programmi informatici, siano essi a scopo ludico o a carattere di utility o produttivi, ma anche semplicemente applicativi destinati ad operazioni specifiche.

Viene da interrogarsi quindi, sulla totale assenza di interventi o regolamentazione del Legislatore o della Politica (in senso generale del termine), nell’ambito delle migliaia di app per i telefonini che quotidianamente vengono rilasciate ufficialmente, per lo più gratuitamente.

Siccome abbiamo smesso di credere a Babbo Natale e siamo consci che nessuno regala niente, ci domandiamo quale sia la contropartita che stiamo pagando.

A chi giovano realmente certe app succhiarisorse, che altro non sono che delle porcherie inutili? Perché le piattaforme per i sistemi operativi le piazzano lì come fossero doni dei Re Magi? Dovrebbero essere gli stessi produttori dei sistemi operativi a dissuaderne l’uso o a mettere in guardia l’utenza dei possibili risvolti negativi connessi all’applicativo, giacché in molti casi finiscono col far crashare il dispositivo ospite o s’impallano e al povero utente non resta che provare a spegnere il telefono e riaccenderlo, operazione che in certi casi va fatta più volte e che in situazioni critiche per il sistema operativo, obbliga a disinstallare l’app.

Chi ci guadagna è presto detto: i pubblicitari, ecco chi ne trae vantaggio. Praticamente tutte le app, ad eccezione di alcune a pagamento (ma solo alcune), prevedono inserimenti di pubblicità più o meno invasivi e non c’è verso di evitarli. Inoltre certe applicazioni devono lavorare on line. Ma perché si deve essere collegati alla rete se nell’app è già presente il carico di dati che dovrà elaborare? Semplicemente perché collegandosi in rete, l’app può gestire le pubblicità che arrivano e sbatterle in faccia all’utente!

I realizzatori di questi spesso inutili orpelli che vanno scaricati e implementati nel telefono, hanno ricavi davvero trascurabili da ogni scaricamento degli utilizzatori, si tratta di qualche centesimo, insomma cifre da zerovirgola che non garantiscono di sicuro un rendimento economico, anche perché le app hanno vita breve e vengono surclassate da altre con funzioni superiori o che almeno, così promettono.
Un patrimonio intellettuale, insomma, che serve, eventualmente, alla sola gratificazione personale ma che offre una bella sponda economica per pubblicitari e multinazionali, ma anche più modestamente agli inserzionisti di commercio locale e di servizi.

Tutto chiaro? Adesso questo non significa che dobbiamo intraprendere una Crociata contro le app e nemmeno che si debbano demonizzare perché veicolano messaggi e proposte pubblicitarie; lo fanno anche i giornali, le televisioni, la radio e persino i taxi e gli autobus pubblici. Nessuno si scandalizza più se viene bombardato da messaggi che reclamizzano quel tal prodotto o servizio, perché la pubblicità è l’anima del commercio, anche se talvolta è “l’anima de’ li mortacci…“.

Un altro aspetto di alcune app è semplicemente quello di carpire “su base volontaria” i nostri dati personali, le nostre passioni, i nostri desideri, le nostre abitudini insomma. Ma che ci fa un’app con questi elementi? Li trasmette al gestore, il quale ne fa un elenco che poi vende alle aziende che ne fanno richiesta (e sono moltissime). Le aziende poi, provvederanno a sollecitare l’utente che ha fornito volontariamente e coscientemente i suoi dati personali, con proposte commerciali, e lo faranno via mail, con messaggi che compariranno sul suo profilo social, nella stessa app e in tutti i programmi che in qualche modo possono essere legalmente “violati” e che sono istallati nel telefonino. Le holding, le multinazionali, sono quelle poi che sulla base della conoscenza delle tendenze di massa, daranno luogo a mode che indurranno i cittadini ad un certo comportamento ed alla volontà di fare acquisti di un certo tipo piuttosto che di altra natura.

Una sorta di manipolazione occulta che noi stessi consentiamo ed alla quale non riusciremo ad esimerci. Niente di male in fondo, ma resta la sensazione che si sia sempre meno padroni di pensare col proprio cranio e ci si sia invece corredati di una specie di setaccio che ci costringe ad operare una cernita a monte della nostra volontà. Le scelte alimentari, l’abbigliamento, perfino le attività sportive e ricreative, i mezzi di locomozione (si pensi all’avvento degli ultimi anni di bici e monopattini elettrici), ma anche le scelte dello stesso telefonino da acquistare a prezzi da mutuo, la scelta di alberghi, ristoranti e (cibi in genere), le mete turistiche… Praticamente nulla sfugge alla selezione. Anche il packaging degli oggetti e le insegne ed i loghi, sono scelte in base alle preferenze dei colori e delle immagini che la massa ha indicato di gradire maggiormente.

Ci sono app pretestuose, che lasciano intendere soluzioni a problemi altrimenti insolubili, tipo quelle ad esempio che aiutano a riconoscere funghi, ma che però avvisano che la responsabilità e tua! E se sbagli e tiri le cuoia, sono cazzi tuoi. Altre ancora che ti collegano con erogatori di servizi a pagamento (?). Ci sono poi quelle banali, che insegnano come fare un buon caffè, come fare ginnastica, come scrivere una domanda di assunzione, come fare la cacca, come seppellire il cane, come pulirsi le orecchie e perfino come iscriversi ai social network… Operazione difficilissima come le istruzioni di montaggio di un tavolino dell’Ikea.
Non vanno trascurate le app a carattere religioso, ricche di rosari, preghiere, orazioni ad hoc per l’ottenimento di risultati, commemorazioni di santi e altro indispensabile materiale che aiuta a mantener sano lo spirito e l’anima (anche quella di prima).

Volendo tuttavia bypassare il concetto di “app sciocca” e volendoci dedicare a quelle serie, perché va detto che ne esistono di veramente utili, dovremmo calarci nella specificità delle varie attività umane, che in poche parole vuol dire: secondo la vita che fai, ti scegli la tua app, senza star a riempire il telefono di cazzate inutili che rallentano il sistema e basta.
Ci sono degli applicativi (ma noi, per non sfigurare, continuiamo a definirli app) che agevolano certe operazioni, che altrimenti sarebbero affidate al caso o alla richiesta di informazioni ad altre persone, solo che in quest’ultimo caso saremmo costretti ad un rapporto reale col prossimo, piuttosto che virtuale. Una cosa deprecabile…
Queste app però hanno il difetto di richiedere continui aggiornamenti, vanno spesso in crash, non sono sempre compatibili con altri programmi presenti, coi quali vanno in conflitto e bloccano tutto, pure la digestione. Sono applicazioni che magari ci troviamo a consultare periodicamente, come il Meteo, le News, gli irrinunciabili WhatsApp, Facebook, Messanger, Youtube, Twitter, Instagram.
Poi c’è la categoria di quelle che “è meglio averla non si sa mai…“, sono quelle di commercio elettronico tipo E-Bay, Wish, Amazon, ecc… Oppure quelle sul calcio, quelle che traducono chilometri in metri, la livella, la radio, la lente d’ingrandimento, l’altimetro (non si capisce che cazzo ci faccia poi uno con l’altimetro, se vive in città 11 mesi e mezzo all’anno e viaggia in metropolitana), e anche il registratore di chiamate, cioè quello che registra proprio la voce e tutto quello che si dice in conversazione. Un’app quest’ultima che se usata impropriamente espone anche al reato penale di registrazione illecita. E restando nell’illecito, ci sono una vagonata di applicazioni che consentono di spiare i “movimenti” del cellulare di altri, naturalmente a loro insaputa e senza lasciar traccia della loro presenza sul telefono della vittima. Possono ritrasmettere le conversazioni in voce e in chat, i numeri in agenda, le chiamate fatte e ricevute, l’ora di accensione e spegnimento, tengono traccia del punto geografico dove si trova il cellulare spiato e possono aprire il microfono o la telecamera, trasformando il cellulare in uno strumento di intercettazione ambientale Sono chiaramente illegali, eppure sono vendute liberamente, sono prive di pubblicità (ci mancherebbe altro) ma sono piuttosto costose, adatte più ad investigatori che a cornuti sospettosi, che tuttavia parrebbero essere invece i maggiori acquirenti.

Nell’ampio panorama degli applicativi per smartphone non si può  non citare l’ultima novità che arriva dalla Cina, si tratta di un’app che consente di cambiare il viso (magari mettendoci il proprio) ad un attore di un filmato. E se poi si vuole esagerare, ne esistono altre che consentono di ricreare voci di personaggi famosi, per poi inserirle in contesti audio-video. Una cosa divertente, ma che apre un universo alle fake news. Si immagini di “elaborare” un filmato con certi contenuti e stravolgerne il senso… Chi potrebbe mai supporre che si trovi al cospetto di un falso, se su un social vede un filmato di un politico che fa un annuncio inquietante?  Quali saranno gli effetti che questo video produrrà, prima che qualcuno se ne accorga e venga rimosso?

Insomma fare un giro sugli store delle applicazioni per cellulari, può equivalere a calarsi nei panni di Alice nel paese delle meraviglie e ci si può lasciar tentare con grande facilità dallo scaricare una secchiata di inutile robaccia  che ci lusinga con la sua bella icona e con il messaggio giusto!

Ci sarebbero molte considerazioni e riflessioni da fare su questo segmento informatico pregno di cose utili ma anche costellato di troppa “monnezza“. Per adesso, e finché durerà il torpore della Politica, l’unico accorgimento che dobbiamo conservare è il buon senso ed il ragionamento, dobbiamo valutare se quanto descritto a corredo di una applicazione, può davvero interessarci ed esserci utile. Perché per ora (ma pare ci stiano lavorando) non è ancora disponibile un’app che permetta di collegare il cervello con un click.

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!