Briatore sogna un’Italia S.p.A. Presidente Berlusconi e Renzi amministratore

Al peggio non c’è mai fine, verrebbe da pensare, eppure il peggio è proprio dietro l’angolo a giudicare da quanto sostiene l’imprenditore Flavio Briatore.
Lo ha dichiarato nel corso di un’intervista articolata su varie tematiche, a Il Fatto Quotidiano. E non era un’imitazione di Giorgio Panariello nei panni di “Naomo”, era proprio l’ex Team manager della Formula Uno, in Benetton prima ed in Renault poi.

A suo dire il “renzusconismo” è l’unica possibilità. Vedrebbe con favore il Paese condotto come una S.p.A. e indica i due protagonisti come il “vecchio” e il “giovane” definendoli “due vincenti”.
Una loro società – dice Briatore – Italia SpA, con Berlusconi presidente e Renzi Amministratore delegato.

Una sorta di grande gioco del Monopoly quindi, quella auspicata dal creatore del marchio Billionaire, ma un Paese non è esattamente un’azienda e forse lui troppo preso dai sui affari non ci ha mai fatto caso…

Briatore, che definisce il suo concetto: “il governo dei sogni”, parla di Tasse e Lavoro. La flat tax: ventilata da tempo da Salvini ed ora anche da Berlusconi (un’unica aliquota sopra il 20% per tutti, ricchi e poveri). Il costo del lavoro: “Abbassare il costo del lavoro, azzopparlo, spianarlo. Un dipendente che guadagna 2.500 euro mi deve costare al massimo 3.000 euro. Prima riforma da fare immediatamente. Ed è poi necessario non far gestire più un soldo allo Stato. Brucia i denari, dilapida ricchezze. Non è possibile andare avanti così”.

Sorvolando sulla definizione “governo dei sogni”, che già di per sé appare come surreale, viene da fare qualche considerazione sul livellamento delle tasse, uguale per tutti e sull’impedimento allo Stato della gestione del denaro. Non sia mai che venga “sprecato” per la Scuola pubblica o per la Sanità e peggio che mai per inutili sovvenzioni ai poveri. Ma si sa, i sogni degli eccentrici non è che si possano comprendere immediatamente, e a noi comuni mortali ci vorrà del tempo per capire la filosofia dell’imprenditore cuneese.

Flavio Briatore nella sua esposizione si sofferma anche sul tema della ricchezza, così dall’alto della sua moralità racconta di aver visto un amichetto di scuola di suo figlio, con un Rolex al polso… “non va bene” ha spiegato a Nathan Falco, aggiungendo inoltre che il figlio sa che esiste anche la povertà perché va con lui in Kenia…

Nathan Falco che ha 10 anni, saprà sicuramente cosa vuol dire essere poveri perchè va in Kenia col proprio padre. Pensare che certi bambini meno fortunati devono accontentarsi di misurare la povertà frequentando i quartieri di Tor Bella Monaca (RM), Lorenteggio-Giambellino (MI), Zen (PA), Scampia (NA), Barriera, Falchera, Porta Palazzo (TO)…

Nella sua istruttiva intervista, l’imprenditore non manca di tessere le lodi all’amico Donald Trump. Cita la sua affermazione che “non si dovrebbe portare mai un povero al governo. Non è un vincente, né ha dato prova di sapere organizzare la vita degli altri. Un ricco sì”. Precisando che lui sottoscrive quanto detto dal suo amico d’Oltreoceano, ma non perché si senta razzista! E aggiunge: “come farei ad esserlo avendo conosciuto la povertà? Ma è un fatto che se hai mostrato carattere e forza, se sei un vincente, puoi esibire le tue qualità per il bene comune”.

In questa intervista il buon vecchio Briatore ha messo a nudo la sua essenza ed ha raccontato il proprio pensiero. Ai più, sarà sembrata una raccolta di farneticazioni, ma volendo valutare bene i suoi ragionamenti non si può che concludere che in effetti… hanno ragione i più!

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!