Commercialisti d’Italia unitevi! E Gelmini e Salvini cavalcano la protesta

– Articolo di Maria Bravi –

La rivolta dei commercialisti che minacciano lo sciopero contro la mancata proroga al versamento, dopo il 20 luglio.
Questo è in sintesi cosa sta accadendo in queste ore. La protesta degli uomini armati di calcolatrice e computer, contro l’esecutivo di governo, colpevole di non aver prorogato le dichiarazioni dei redditi e dell’Irap 2020, in scadenza il 20 luglio.

Il Consiglio nazionale e tutte le sigle sindacali dei commercialisti (Adc, Anc, Aidc, Andoc, Sic, Fiddoc, Unagraco, Unico, Ungdec), con un comunicato congiunto hanno sottolineano la “drammaticità” della situazione a causa del lockdown e dell’emergenza Covid.
Nel testo i commercialisti scrivono e ricordano che in questi giorni hanno più volte fatto appello al governo per ottenere uno slittamento sulle scadenze. E hanno denunciato le limitazioni lavorative per dipendenti e collaboratori degli studi professionali, proprio a causa del lockdown.

Il testo poi prosegue accorato: “Dopo che in questi mesi drammatici la categoria aveva dimostrato una volta di più il suo senso di responsabilità e la sua insostituibilità, impegnandosi più che mai ad assistere imprese, lavoratori e famiglie da un lato nelle valutazioni economiche e finanziarie relative alle scelte necessarie per affrontare le conseguenze del lockdown e dall’altro lato per assicurare loro l’accesso alle diverse misure di sostegno messe in campo dal Governo per l’emergenza, svolgendo in tal modo un ruolo fondamentale per la tenuta del tessuto economico-imprenditoriale del Paese, l’ascolto delle nostre più che ragionevoli richieste era il minimo che ci si potesse aspettare. Così non è stato. Ne prendiamo atto.

Poi i “rivoltosi” ammettono che esistano enormi difficoltà di bilancio e che sono consapevoli delle delicate questioni in contesto europeo, ma che tuttavia ritengono inaccettabile che non si sia trovato il modo per decretare una proroga e per dar fiato ai contribuenti già pressati dalla disastrosa questione finanziaria.

Quindi spiegate le ragioni della richiesta disattesa, i commercialisti si dicono costretti a passare ad una fase successiva e valutare azioni di protesta che non escludono la possibilità di attuare uno sciopero!

Insomma non si capisce bene se questi infaticabili lavoratori del calcolo, stiano perorando la causa dei poveri contribuenti ridotti alla canna del gas, oppure siano preoccupati di una mole di lavoro che finirebbe con l’equipararli ai braccianti agricoli. Certo è che un eventuale sciopero appare piuttosto inconsueto se non addirittura ridicolo…

Ma naturalmente chi trova subito modo per cavalcare l’onda della protesta contro il governo è Matteo Salvini. Altro infaticabile del settore della propaganda. E grida subito allo scandalo: “dopo mesi di chiusura, chiedere a milioni di partite Iva e lavoratori di pagare le tasse lunedì 20 luglio, pena pesanti sanzioni, è una roba da cretini”. Precisa poi il suo sdegno: “Per molte aziende sta anche finendo la cassa integrazione, ma il governo non ha soluzioni: solo tasse e burocrazia. Solidarietà a imprese, lavoratori e cittadini. Siamo al loro fianco e sosteniamo le ragioni dei commercialisti che non escludono di scioperare”.

Altra levata di scudi arriva dalla fida forzista, Mariastella Gelmini: “Le scadenze fiscali vanno assolutamente prorogate. È assurdo chiedere a cittadini, imprese, partite Iva, commercianti, artigiani, di fare una corsa a ostacoli, magari facendo debiti, con gli usurai e la malavita, pronti a prendere per la gola chi è in difficoltà. Uno Stato che in questi mesi è intervenuto a loro supporto tardi e male”, Conclude la capogruppo alla Camera di Forza Italia.

La strumentalizzazione politica è ormai abitudine consolidata, seppure mal tollerata, ma la drammaticità esposta dalla Gelmini e le presunte colpe addotte da Salvini all’esecutivo, riescono a far sorridere ancora di più di quanto riesca a farlo lo sciopero dei commercialisti. Ma si sa che la realtà, riesce a volte, a superare anche la fantasia.

Maria Bravi

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!