Dipendenza da social network. L’evoluzione è italiana

Bisogna risalire al 1997 per vedere apparire in rete il primo social network: Sixdegrees. Una piattaforma ideata e lanciata da Andrew Weinreich. Questo sito nacque con l’intento di favorire incontri d’amore, mettendo al riparo da false identità e dalla presenza di malintenzionati. Riuscì a raggiungere un milione di iscritti e un centinaio di dipendenti, ma paradossalmente era troppo in anticipo coi tempi e chiuse nel 2001.

Seguirono altri tentativi di emulare Sixdegrees, ma fu Adrian Scott che diede il via alla seconda generazione dei social, con Ryze, il primo sito web per un uso professionale e commerciale. La realizzazione di questo sito fu possibile grazie alla collaborazione di diversi professionisti di S. Francisco (imprenditori e programmatori) che valutando errori e successi di Sixdegrees, si prodigarono alla creazione di nuove reti come Tribe, LinkedIn e Friendster.


 

 

La svolta, quella della fase espressiva, arriva con Myspace, nel 2003. Fondato da Tom Anderson e Chris DeWolfe, che danno vita ad un sistema di condivisione di file audio e video, oltre alla comunicazione con messaggistica tra utenti, sperimentato con i precedenti network. Nel 2005, Myspace viene acquistato per 580 milioni di dollari dalla News Corporation di Rupert Murdoch. Furono inserite nuove funzioni come l’invio dei messaggi con i telefoni cellulari e l’uso di alcuni gadget virtuali predefiniti (i widget), che potevano essere usati per abbellire la pagina del profilo .
Fino alla metà del 2009 è stato il social network più utilizzato nel mondo raggiungendo cento milioni di visitatori in un mese.
Nel 2011 la società viene acquistata per 35 milioni da Media Group e Justin Timberlake. Proprio quest’ultimo era stato parte del cast di “The Social Network”, film che racconta la nascita di Facebook…

Università di Harvard. Un giovane Mark Zuckerberg dà vita ad una sua idea, una sorta di scherzo. Crea Facemash, un social network nato nel 2003 che ha lo scopo di mettere a confronto le facce di tutti gli studenti dell’università al fine di decidere chi è il più attraente. Facemash venne chiuso quasi immediatamente per violazione di privacy e copyright, ma con questa bravata il giovane studente aveva gettato le basi per un progetto molto più grande.
Nel febbraio del 2004 Mark insieme ai colleghi Eduardo Severin, Chris Hughes, Andrew McCollum e Dustin Moskovitz lancia Facebook

Dalle origini ad oggi i social sono cambiati e continuano ad evolversi e l’ultima frontiera che proprio in queste settimane si sta abbattendo (dietro la quale, Facebook, Instagram, Twitter, Linkedin e anche Youtube e tanti altri, sono ben trincerati) è quella della linea di demarcazione tra gli utenti e lo staff.

 

Chi sta cambiando le cose, attuando una vera rivoluzione è Seeple, il social network italiano, nato per la volontà di un team di italiani. La squadra dirigenziale del social, interagisce direttamente con gli iscritti, comunica in tempo reale con loro, edita post e commenta, posta foto e risponde alle impressioni. Insomma il distacco è stato abbattuto e tutti sono parte integrante di un mondo comune.
C’è però una ulteriore novità nella rivoluzione di Seeple e riguarda i guadagni che il social ottiene dagli inserzionisti. I proventi delle pubblicità non sono più solo appannaggio dei fondatori, ma sono ridistribuiti tra tutti gli iscritti in base ad un semplice processo di guadagno a punti. Per ogni attività (la pubblicazione di un post o il commento ad una foto o ancora semplicemente un click per mettere una faccina sorridente sotto un video postato da altri), si ottengono punti che si traducono in soldi veri. Nessuno pensa che quel denaro farà arricchire o vivere di rendita un membro di questa community, ma sono tutti consapevoli che ricevere qualche soldino per le proprie attività che normalmente farebbero su Twitter o Facebook, sia una cosa sicuramente piacevole!

Seeple oltre ad offrire tutto ciò che gli altri già mettono a disposizione, arricchisce la sua piattaforma con caratteristiche aggiuntive come la creazione di pagine, oltre ai profili personali ed ai gruppi, l’accesso ad una sezione dedicata al mercato di oggetti che gli utenti intendono vendere, e poi ancora le offerte di lavoro, la sezione degli eventi, le raccolte di fondi, gli articoli, i ricordi, i giochi, insomma una serie di elementi che formano l’universo del social network.

Controversie, disguidi, contestazioni, presunti soprusi e ingiusti provvedimenti, in Seeple sono cose che appartengono al passato. Si immagini di ricevere un “ban” per aver presumibilmente infranto una regola della policy, ad esempio in Facebook… Si viene “bannati” e si fa ricorso per spiegare le proprie ragioni, si apre la casella apposita e si scrive brevemente un messaggio per la stanza dei bottoni, confidando che si sarà ascoltati e che il ban sarà rimosso. Poi si invia e si riceve immediatamente un messaggio di risposta che ci ringrazia e ci informa che “loro” faranno tesoro della nostra esperienza… Poi non succede altro! Il bar rimane e la nostra rimostranza resta li a galleggiare nella rete senza produrre alcun effetto. Verrebbe da sorridere se non fosse che stiamo parlando di una dittatura da social. Perché questo è!

In Seeple, non succede tutto ciò perché in caso di comportamenti sbagliati, l’utente viene informato e aiutato a correggere il tiro, proprio dallo staff e in tantissimi casi, dagli stessi colleghi utenti.

I capi rivoluzionari: Raffaele, Roberto e Fabio

La rivoluzione è quindi iniziata e la Resistenza sono gli iscritti in Seeple. Ora aspettiamo la risposta degli altri social e vedremo se si adegueranno alla svolta o resteranno ben saldi sulle loro posizioni. Ma la previsione è scontata: se le cose resteranno invariate, è facile supporre che molti utenti lasceranno le vecchie piattaforme per andare ad arricchire il numero degli iscritti in Seeple.

Chi volesse curiosare o iscriversi al nuovo social può seguire il link: Seeple 

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!