Ecologia, un ministero determinante

Editoriale di Paolo Di Mizio pubblicato su La Notizia, quotidiano diretto da Gaetano Pedullà.

Caro Di Mizio,
Alla fine per entrare nel governo del banchiere Draghi con Renzi, Salvini e Berlusconi, al M5S è bastata la promessa di un ministero della Transizione ecologica. Mi pare poco.
Ettore Lalli
Gentile lettore,
nella sua lettera vedo l’affermazione inespressa che, se il quesito di Rousseau fosse stato diverso (tipo: “Vuoi il governo con Renzi, Salvini e Berlusconi?”), la risposta sarebbe stata un no. È possibile. Come sanno i sondaggisti, le domande a volte orientano le risposte.
Non voglio però entrare nella faglia che divide il M5S. Vorrei invece contestare l’affermazione che il ministero ecologico “è poco”: al contrario, potrebbe essere il cuore del governo, perché l’economia verde coinvolgerà il 37% dei fondi del Recovery. Ne consegue che la quantità di interventi da effettuare è tale che non si potrà realizzarli senza la regia unica di quel ministero chiave.
Su un piano mondiale, il dramma ecologico è al culmine. Uno studio commissionato dal governo inglese dice che dal ‘70 a oggi le specie animali sulla Terra sono diminuite del 50%. Un “annientamento biologico” per cui oggi il 96% dei mammiferi è composto di uomini e animali da allevamento, e solo il 4% da specie selvatiche; il 70% dei volatili consiste di pollame.
A causa della quantità di risorse che consumiamo (acqua, legno, suolo, minerali, ecc.), già oggi avremmo bisogno non di un pianeta, ma di 1,6 pianeti. Inoltre la popolazione mondiale cresce e quindi aumentano i consumi. In due parole: il problema è la sopravvivenza del genere umano. Bisogna solo sperare che un ministero ecologico abbia poteri adeguati per fare ciò che va fatto.

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!