Merkel: il Mes va usato. Conte: per l’Italia decido io

Il prossimo mercoledì inizierà la presidenza tedesca in Ue e la cancelliera Tedesca Angela Merkel inizia a dettare legge (almeno così prova a fare).
Il suo Assunto in merito al Mes è che: “deve essere usato!”.

L’accesso ai fondi messi a disposizione dal Meccanismo europeo di stabilità è una questione delicata per il premier Conte perché divide di fatto la maggioranza di governo.
La Merkel ha ribadito: “È uno strumento che può essere usato da tutti, non lo abbiamo attivato perché rimanga inutilizzato”.


Parole lette come un’ingerenza, che hanno fatto trasalire Palazzo Chigi. La replica di Giuseppe Conte è stata lapidaria: “Rispetto le opinioni di Angela ma a far di conto per l’Italia sono io con il ministro Gualtieri, i Ragionieri dello Stato ed i ministri”.
Argomento archiviato? Non è detto, è ipotizzabile che le pressioni tedesche non saranno circoscritte all’ambito del consiglio e che penseranno ad ulteriori pressioni.

Angela Merkel mette al centro il Mes, in una serie di interviste rilasciate a vari quotidiani europei tra i quali anche a La Stampa.
Un vero programma sulle politiche di Bruxelles. Posizioni antitetiche dunque tra Roma e Berlino.

La cancelliera sottolinea come basti parlare di Mes per destare nervosismo in Italia: “Non abbiamo messo a disposizione degli Stati, strumenti come il Mes o Sure perché restino inutilizzati”, ha ribadito, volendo provocare Palazzo Chigi.
Conte, in occasione della conferenza stampa sul piano per la scuola 2020-21, ha sancito senza giri di parole che è sua prerogativa e del governo italiano, ogni scelta in Europa. “Sul Mes non è cambiato nulla, rispetto le opinioni di Angela Merkel, ma a fare i conti sono io, con il ministro Roberto Gualtieri, i ragionieri dello Stato e i ministri”. E ancora: “Lo Sure è un percorso già attivato, sul Mes non è cambiato nulla”.

La verità è che, le parole della Merkel, sono tutt’altro che un consiglio ad usare i fondi europei.
Questi fondi, è opportuno ricordarlo, devono essere destinati solo per la Sanità, e non sono utilizzabili per investimenti atti a fronteggiare la crisi economica che sta piegando letteralmente l’Italia. La Merkel ha piena consapevolezza che con i fondi messi a disposizione dall’Unione europea non si può fare molto.

“Il Recovery Fund non può risolvere tutti i problemi dell’Europa”, ha avvertito sibillina. “Perché l’Europa democratica sopravviva deve sopravvivere anche la sua economia”, ha quindi, continuato assicurando che “ciò che fa bene all’Europa faceva bene fa bene anche” alla Germania. Ma perché questo avvenga si aspetta riforme consistenti. Soprattutto dall’Italia. “La chiave per il successo sta nell’amministrare bene le risorse e nel favorire la convergenza nell’Ue”. Ha conluso Angela Merkel.

Chiavi di lettura diverse e ragioni opposte che naturalmente vedono contrapposto il nostro Paese a quello che evidentemente sono le intenzioni tedesche. E dal governo la risposta è chiara, come pure lo è l’atteggiamento dell’esecutivo, con Conte in testa. Palese che le cose siano cambiate ed il nostro governo non sia disposto ad appiattirsi al volere della Ue, né tantomeno a Paesi come la Germania che per troppo tempo hanno fatto da padroni proprio in Europa.

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!